mercoledì, novembre 23, 2005

Sento che un giorno avrò le fattezze dei miei libri - pur se ho qualche incertezza sul formato - assomiglierò ai miei libri come prendono a somigliarsi certi amici.
So di non dirti niente di nuovo, sai benissimo quali sono nel mio genere gli elementi portanti, gli elementi per cui sono portata: la concezione non euclidea del futuro, l'eccesso di fatalismo (femme fataliste), l'inarrivabilità della rimozione, l'aspirazione alla celebrazione anatomica (non di rado, autoptica) della metropoli, la voce fuori campo.
Lo dice anche ric, che "come diceva Emilio Salgari, citato da Paco Ignacio Taibo II: non è la letteratura che deve imitare la vita, ma è la vita a dover imitare la letteratura".

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domenica, novembre 13, 2005

Sto leggendo un libro che mi è stato suggerito, se ti è piaciuto Raymond, leggi Pagan. E dato che mi era piaciuto Raymond, m'è piaciuto Pagan. Leggerò il prossimo in originale per appropriarmi delle sue frasi mozze e aspre, misurate su accostamenti vividi, in fotogrammi ostinatamente neri. Accostamenti di oggetti e cose e di cose e persone, di una vivacità strizzata, compressa dal ritmo sincopato. Un'iniezione di violenza alla sintassi francese solitamente appagata da costrutti verbosi. L'io descrive per similitudini, e ce n'è per tutti tranne che per sè: quando arriva a sè, è confronto. Prova una compassione per gli altri a volte crudele, perché a scapito dell'affetto, e raramente a sufficienza perché sia un motivo per l'azione.
Leggendo le fratture del racconto pensavo a una successione di enjambements, ma ero del tutto fuori strada. Lo diceva anche il titolo italiano, che era un blues.
Eppure una pagina ricordava dei morti

Yvonne ci ha offerto champagne, champagne vero come ai tempi degli uomini veri. Avevo conosciuto Eddy Fapresto e Lucien Lingualunga, morti entrambi, Eddy imbottito di piombo a Marsiglia, e Lucien a casa sua, stupidamente, per colpa di un cancro che se l'era divorato in men che non si dica. Avevo conosciuto Paul il Piccolo che veniva da Touquet, che amava i cavalli da corsa più di ogni altra cosa, e che avevo beccato due volte sempre alle corse.[...]
Mi sono ricordato di Mona la Volpe e che tanto furba non era, visto che si era fatta tirare sotto in Cours de Vincennes...


che a me ricordavano altri morti

Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l'abulico,l'atletico, il buffone, l'ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso nella miniera,
uno fu ucciso in una rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.


[sì sì, l'Antologia di Spoon River]

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lunedì, novembre 07, 2005

Giallo berlinese
Giallo che non è genere letterario, anche se a Berlino siamo stati alla Hammett's di Kreuzberg che vende di preferenza Krimi e sfoggia pacchi di pasta nera a forma di rivoltella. E non è neppure incorrectness verso l'estremorientale che ha lenito stomaci affranti da una cena a base di cetriolini dello Spreewald e insalata di patate, colmandoli con zuppe dolci e speziate e, invidiabile giustezza cromatica, con yellow curry.
Io dico del giallo dei tigli. A ottobre, a Prenzlauer Berg. Al primo piano scoperchiato del Pfefferberg.
Ci fumerei infinite sigarette, solo per stare lì con i piedi sulla parete: peccato in un pacchetto siano solo diciassette, anche se si incastrano meglio.
Scosti le tende la mattina, a radio Eins c'è il radiogiornale, non capisci un cazzo a parte le temperature minime, sarà una freddissima bella giornata.

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